CLAUDIO VERNA. Carte
Museo Butti | Contemporanea, Viggiù (VA)
[Rivista Segno. Attualità internazionale d’arte contemporanea n.299, gen-feb 2025, p.73, di Veronica Zanardi]
La mostra Claudio Verna. Carte, visibile dal 24 novembre sino al 9 febbraio, chiude il primo anno di attività -dopo il rilancio seguito agli interventi di riqualificazione della nuova sede espositiva- dello storico museo che, lo scorso settembre, ha celebrato i primi quarant’anni dalla sua inaugurazione, confermando la volontà di essere partecipe e attivo nei fatti dell’arte e di arricchire il circuito artistico-culturale non solo locale.
In tal senso la mostra antologica dedicata al lavoro su carta di Claudio Verna risulta particolarmente significativa: l’artista infatti, già protagonista della Pittura Analitica, è una figura di rilievo nel panorama artistico internazionale.
Le opere esposte testimoniano uno studio che ha visto svilupparsi parallelamente le espressioni grafiche e quelle pittoriche: i momenti dedicati all’una o all’altra pratica per Verna si alternano, non si sovrappongono.
Il lavoro su carta è per il pittore un campo di esperienze autonome, che non precede, separandosene, la pittura, ma ne è parte: il tema rimane sempre la pittura, a cui contribuiscono anche le intermittenze del segno che stabilisce una struttura attraverso il segno-colore, oltre ogni rapporto di subordinazione. Si determina dunque una saldatura tra il segno grafico e la pittura, per cui il gesto, il colore, l’immediatezza del movimento, tutto ciò che avviene, altro non è se non una delle pietre angolari che ci permettono di vivere ciò che ci è possibile conoscere come unica entità, è soprattutto questo che, con il lavoro di una vita, offre Claudio Verna.
Le diciotto carte in mostra ripercorrono le indagini e le scelte compositive del pittore, delineando una sintesi della sua ricerca. Partendo dai primi pennarelli del 1959, appartenenti alla serie dedicata alle Metamorfosi di Kafka, che ancora risentono di un certo automatismo, si passa alle opere degli anni Settanta che, con la ricerca analitica, volta a considerare i mezzi e la pratica della pittura, vedono la sua affermazione nazionale e internazionale: del 1970 la prima partecipazione alla Biennale di Venezia. Nelle opere successive, degli anni Ottanta e Novanta, la pittura si fa espressione di un processo emotivo in continuo rinnovamento, e nei pastelli la libertà del gesto conferisce al segno particolare energia: concitate vibrazioni hanno luogo nell’abbreviazione del gesto. Il segno si infittisce in maglie di trame e orditi, fatte di segno e colore, o meglio di segno nel colore, che trovano piena espressione in una grande carta del 2018, Discorso sul segno, in cui l’unico colore, l’arancione del pastello ad olio, permette all’artista di insistere sulla materia del segno, sul ritmico alternarsi di pieni e vuoti, attingendo alla fonte di gesti immediati, ancora carichi di stupore, che accordano alla superficie variazioni sul medesimo tema, che è l’atto stesso del dipingere.